venerdì 25 settembre 2009

Senza Sangue 2



" - Eravamo dei soldati.
 - Cosa vuol dire?
 - Stavamo combattendo una guerra.
 - Quale guerra?, era finita la guerra.
 - Non per noi.
 - Non per voi?
 - Lei non sa nulla.
 - Allora me lo dica lei quello che non so.
 - Credevamo in un mondo migliore. Non si poteva più tornare indietro, quando la gente inizia ad ammazzarsi non si torna più indietro. Noi non volevamo arrivare a quel punto, hanno iniziato gli altri, poi non c'è stato più niente da fare.
 - Cosa vuol dire un mondo migliore?
 - Un mondo giusto, dove i deboli non devono soffrire per la cattiveria degli altri, dove chiunque può avere diritto alla felicità. [...] è come la terra. Non si può seminare senza prima arare. Prima si deve spaccare la terra. Bisogna passare attraverso la sofferenza, capisce? C'erano un sacco di cose che dovevamo distruggere per poter ricostruire quello che volevamo, non c'era altro modo, dovevamo esser capaci di soffrire e impartire sofferenza, chi avrebbe tollerato più dolore avrebbe vinto, non si può sognare un mondo migliore e pensare che te lo consegneranno solo perchè lo chiedi, quelli non avrebbero mai ceduto, bisognava combattere e una volta che l'avevi capito non faceva più differenza se erano vecchi o bambini, tuoi amici o tuoi nemici, stavi spaccando la terra, non c'era niente da fare, non c'era altro modo di farlo che non facesse male. E quando tutto ci sembrava troppo orrendo, noi avevamo il nostro sogno che ci difendeva, sapevamo che per quanto grande fosse il prezzo, immensa sarebbe stata la ricompensa, perchè noi non combattevamo per soldi, o per un campo da lavorare, o per una bandiera, noi lo facevamo per un mondo migliore, lo capisce cosa vuol dire?[...]
 - La guerra l'avete vinta. Questo le sembra un mondo migliore?
 - Non me lo sono mai chiesto.
 - Non è vero. Se l'è chiesto mille volte, ma ha paura di rispondere. Così come si è chiesto mille volte cosa ci faceva quella sera a Mato Rujo, a combattere quando la guerra era già finita, a uccidere a sangue freddo un uomo che nemmeno aveva mai visto, senza concedergli il diritto di un tribunale, semplicemente uccidendolo, per la sola ragione che ormai aveva cominciato ad ammazzare e non era più capace di fermasi. E in tutti questi anni mille volte lei si è chiesto perché ci è entrato, in quella guerra, e per tutto il tempo si è rigirato in testa il suo mondo migliore per non pensare al giorno in cui le portarono gli occhi di suo padre, e per non rivedere tutti gli altri morti ammazzati che allora, come adesso, riempiono la sua memoria come un ricordo intollerabile che è l'unica, vera ragione per cui lei ha combattuto, perché lei non aveva in mente altro che quello, vendicarsi, adesso dovrebbe essere capace di pronunciarla questa parola, vendetta, tutti uccidevate per vendetta, non c'è da vergognarsi, è il solo farmaco che ci sia contro il dolore, tutto quello che si è trovato per non impazzire, è la droga con cui ci rendono capaci di combattere, ma voi non ve ne siete più liberati, vi ha bruciato la vita intera, ve l'ha riempita di fantasmi, per sopravvivere a quattro anni di guerra vi siete bruciati la vita intera, adesso non vi ricordate nemmeno più cos'è la vita."

                                                                                           A. Baricco              
                                  

Senza sangue




"...Allora pensò che per quanto la vita sia incomprendibile, probabilmente noi la attraversiamo con l'unico desiderio di ritornare all'inferno che ci ha generati, e di abitarvi al fianco di chi, una volta, da quell'inferno, ci ha salvato. Provò a chiedersi da dove venisse quell'assurda fedeltà all'orrore, ma scoprì di non avere risposte. Capiva solo che nulla è più forte di quell'istinto a tornare dove ci hanno spezzato, e a replicare quell'istante per anni. Solo pensando che chi ci ha salvati una volta lo possa fare per sempre. In un lungo inferno identico a quello da cui venivamo. Ma d'improvviso clemente. E senza sangue. ..."

                                                                                                                 A. Baricco