domenica 25 marzo 2018

MONOLOGO




"Questa sera ho qui un piccolo elenco di parole preziose.
E' impressionante vedere come nella nostra lingua alcuni termini che al maschile hanno il loro legittimo significato, se declinati al femminile, assumono improvvisamente un altro senso, cambiano radicalmente e diventano un luogo comune. Un luogo comune un po' equivoco. Che poi a guardar bene è sempre lo stesso: ovvero un lieve ammiccamento verso la prostituzione.
Vi faccio un esempio:

UN CORTIGIANO: un uomo che vive a corte; UNA CORTIGIANA? Una mignotta.
UN MASSAGGIATORE: un chinesiterapista; UNA MASSAGGIATRICE? Una mignotta.
UN UOMO DI STRADA: un uomo del popolo; UNA DONNA DI STRADA? Una mignotta.
UN UOMO DISPONIBILE: un uomo gentile, e premuroso; UNA DONNA DISPONIBILE? Una mignotta.
UN PASSEGGIATORE: un uomo che cammina; UNA PASSEGGIATRICE? Una mignotta.
UN UOMO CON UN PASSATO: un uomo che ha avuto una vita - in qualche caso non particolarmente onesta - ma che vale la pena di raccontare; UNA DONNA CON UN PASSATO? Una mignotta.
UNO SQUILLO: il suono del telefono; UNA SQUILLO? Dai non la dico nemmeno.
UN UOMO DI MONDO: un gran signore; UNA DONNA DI MONDO, una gran mignotta.
UNO CHE BATTE: un tennista che serve la palla; UNA CHE BATTE? non dico manco questa.
UN UOMO CHE HA UN PROTETTORE: un intoccabile raccomandato; UNA DONNA CHE HA UN PROTETTORE? Una mignotta.
UN BUON UOMO: un uomo probo; UNA BUONA DONNA? Una mignotta.
UN UOMO ALLEGRO: un buontempone; UNA DONNA ALLEGRA? Una mignotta.
UN GATTO MORTO: un felino deceduto; UNA GATTA MORTA? Una mignotta.
UNO ZOCCOLO: una calzatura di campagna; UNA ZOCCOLA? ......

Ecco, quest'elenco non l'ho fatto io, l'ha scritto un uomo, pensate, il Professor Stefano Bartezzaghi, che è un enigmista, un giornalista, un grande esperto del linguaggio. Grazie Bartezzaghi per aver scritto questo elenco di ingiustizie.
Io che sono donna le sento da tutta la vita e non me n'ero mai accorta.

Però questa sera non voglio fare la donna che si lamenta, che sta qui che recrimina. No, per carità.

Però certo, anche nel lessico, noi donne un po' discriminate lo siamo. Quel filino di discriminazione, io l'avverto, magari sono io eh, però l'avverto. Per fortuna sono soltanto parole.

Certo, se la parole fossero la traduzione dei pensieri, be allora sarebbe grave. Allora sarebbe proprio un incubo. Fin da piccoli: all'asilo un bambino maschio, potrebbe iniziare a maturare l'idea che le bambine siano meno importanti di lui; da ragazzo crescere nell'equivoco che le ragazze siano in qualche modo di sua proprietà. E poi da adulto, è solo un'ipotesi eh, ma se fosse così, potrebbe pensare sia giusto che sul lavoro le sue colleghe vengano pagate meno. E a quel punto non gli sembrerebbe grave neppure offenderle, deriderle, toccarle, palpeggiarle, come si fa con la frutta matura o per controllare le mucche da latte.
Se fosse così potrebbe anche diventare pericoloso: una donna adulta o anche giovanissima, potrebbe essere aggredita, picchiata, sfregiata dall'uomo che la ama; uno che la ama talmente tanto, da pensare che lei e anche la sua vita sono roba sua, e quindi può farne quello che vuole.

No ma sono soltanto parole, per fortuna soltanto parole. Ma se davvero le parole fossero la traduzione dei pensieri, un giorno potremmo sentire affermazioni che hanno dell'incredibile. Frasi offensive e senza senso, come queste:

"Brava, sei una donna con le palle!"
"Chissà quella che ha fatto per lavorare!"
"Certo anche lei però, se va in giro vestita così"
"Dovresti essere contenta se ti guardano!"
"Lascia stare, sono cose da maschi!"
"Te la sei cercata!" 

Per fortuna sono soltanto parole. Ed è un sollievo sapere che tutto questo finora, da noi, non è mai accaduto."