mercoledì 19 settembre 2012

Della (Meravigliosa) Distanza



"Tu credi mia cara,
che un giovine lupo, fuor branco e 
esploratore non ami lo stesso il crogiolo
dove vide le sue prime luci?
Che il vedere nuovi tramonti
rallenti l’affetto tuo piuttosto che
infiammare il ricordo di quelli passati assieme?
Sono le nuove albe a ledere i miei occhi aperti,
sono le stesse a infuocare il mio cuore.
Ogni metro guadagnato è un sacrificio disumano.
Solo chi viaggia può capire che
non è fuggire,
non è nascondersi,
non è vagare.
                                                                                        
Ogni viaggio porta con se crescita,
la crescita porta dolore 
e il male la consapevolezza di quanto bene ho ricevuto.
Viaggiare è tristezza, ma non una tristezza errata.
E’ l’illuminazione che ogni attimo è prezioso.
Ogni attimo colto senza sorriso è un attimo 
che doppiamente sarà duro ricordare.

Perché ricordare non è mai felice. 
E’ solo desiderare ciò che non tornerà più.

In ogni metro il mio animo diventa più pesante.
Ogni ricordo pesa sull’altro, ogni ricordo preme
sulle mie spalle. Forse è questo l’invecchiare. 
Lontano ancor per non so quanto quel mio orizzonte.
Ma ora come ora, non è il futuro a tormentarmi.

Come ti ho detto, io vivo nel presente,
fiato dopo fiato, un passo dopo l’altro.

E non è di giudizio ciò di cui mi cibo.
Non è per le persone che vivo.

Se guardo indietro vedo te,
subito vicina alle mie spalle.

Sempre lì, anche se non ci sei.

No, non è la tua presenza fisica a rasserenarmi,
non è un tuo saluto o una tua parola.
E’ solo la nostra promessa e i nostri ideali.
E’ la gioia di ritornare ogni volta,
E’ la gioia di attendere di vederci ancora.
E’ la dolcezza del ricordo di ogni tuo sorriso.
E’ il ricordo della complicità che ci caratterizza.

Ti ripeto, io vivo nel presente,
attimo dopo attimo, ricordo dopo ricordo.

Perché è proprio questo il presente:
Avere l’immenso dinanzi 
e affiancarlo ad immagini già passate.

Se attimo per attimo si potesse disegnare,
traccerei un piano cartesiano ai cui
due assi assocerei il presente ed il passato, 
ad un terzo il mio giudizio.

E’ cosi che intendo il mio essere.
una curva tridimensionale di picchi e valli;
proprio come un sentiero che non 
si può percorrere all’indietro.

Il mio essere, che se pur arrogantemente 
ritengo complicato, impensabile e impossibile.
Non è più complicato di un sasso o un albero;
Forse è più complicata una foglia che depositatasi
nei sedimenti, rimane intatta e si riunisce alla terra.

Riesci ad immaginare quale assurdo processo 
porti dalla morbida materia alla pura roccia?
se provo visualizzare tale mutamento mi ritrovo
spiazzato: quasi voler ammirare la totalità di un 
toro dalla lente di un microscopio.
Troppe mie vite passano davanti ai miei pensieri
nell'immutato di quell'abbraccio soffocante del terriccio alla foglia.

E’ questo mio essere minuto rispetto al cammino;
Se solo provo a immaginare la fine mi ritrovo 
come un grano di sabbia nel deserto.

Percorro luoghi già occupati, lande non più disabitate,
Foreste non più d’alberi, torrenti non più d’acqua.
Percorro un cammino non più mio."


                                                                          Grazie Carlos Revoredo