domenica 13 gennaio 2008

Sovie

Questa notte ho fatto un sogno: ho chiuso gli occhi e per un istante non ero me stessa. Mi muovevo come non sono in grado di fare, il mio sguardo mirava dritto verso occhi indiscreti ed altezzosi, fino ad incontrare il suo. Le mie guance non si arrosivano, non avevo paura mi considerasse non all'altezza, non avevo timore di incontrare i suoi occhi, ardivo mi guardasse nell'anima. Ero semplicemente la pietra preziosa che lui aspettava da tanto; ero il fulcro dei suoi pensieri, il cardine dei suoi desideri, ero l'unico attimo stupendo della sua vita. Non dovevo contorcermi per attirare la sua attenzione, il suo sguardo cadeva su di me per il solo fatto che io fossi presente. Per tutta la sera, in quella sala immensa, colma di dame e cavalieri, sono stata la sua regina, senza che fatica mi fosse addebitata. 
Al risveglio, sono corsa ad osservare la mia sagoma riflessa: di stracci è coperto il mio corpo, di stracci è coperta la mia anima. 
Questa notte ho fatto un sogno, ora chiudo gli occhi e immagino di vivere. 



























(M. Giacomazzi)

sabato 12 gennaio 2008

Malsana



Irrompi, sleale, nella mente dei più fragili e di quelli che ancora non ti hanno scavato dentro,  ma poi tanto fondo non potrebbero toccare: basterebbe levare la prima pelle per sentire il puzzo di marcio che nauseerebbe anche un morto! Già, è così che ti proteggi, vivi nel buio di un'immagine che nemmeno tu conosci e che ti fa inciampare troppo spesso ormai. Una volta, ai miei occhi, ti precedeva una fama oscura, tenebrosa quasi misteriosa, tutta da scoprire; man mano che la luce della curiosità prendeva piede nel tuo mondo venivano a galla (allora pensavo che il piccolo oceano da cui qualche volta dissotterravi vecchi ricordi fosse il tuo mondo reale) preziosi aneddoti che credevo un giorno avrebbero formato il quadro completo, una nitida fotografia della tua anima. Presto ho imparato ad apprezzare le lacrime e il dolore, erano l'unica via verso la verità. Il quadretto a cui ogni volta con tanta cura aggiungevo qualche pezzo si è sbriciolato pian piano, come fosse una lunga agonia, e dall'ingenuità è nata la rabbia, la sofferenza e l'apatia. Un'apatia tutta mia, tutta particolare: la perdita di ogni speranza, di ogni fede che ognuno ha nei sogni e nelle favole. Ma questo non è bastato a rendermi immune; ogni fibra, anche la più piccola, del mio cuore è stata presa, strappata e gettata via, come fosse un esperimento uscito male. 
Tuttavia, come ho già detto, ancora nessuno ha toccato la sostanza, anche se, si credono detentori del dono di poter giudicare qualcosa di cui forse neanche hanno sentito parlare: prego...a voi lo scettro se è quello che più desiderate o ancora meglio.. a voi l'aureola di Baudelaire...

«Come! voi qui, mio caro? Voi in questo brutto posto? Voi, il bevitore di quintessenze! Voi, il mangiatore di ambrosia! C'è invero di che restare sorpresi.

- Mio caro, sapete bene quanto mi terrorizzino le carrozze e i cavalli. Poco fa, mentre attraversavo il viale in tutta fretta saltellando in mezzo al fango, in quel caos in movimento dove la morte arriva al galoppo da tutte le parti nello stesso tempo, per un gesto brusco l'aureola mi è scivolata dalla testa nel fango del lastrico. Non ho avuto il coraggio di raccattarla. Giudicai meno sgradevole perdere le mie insegne che farmi rompere le ossa. E poi, mi dissi, la disgrazia serve sempre a qualcosa. Ora posso andarmene in giro in incognito, compiere azioni basse, darmi ai bagordi come i comuni mortali. Ed eccomi in tutto simile a voi, come vedete!

- Dovreste almeno pubblicare un annuncio della perdita dell'aureola, o fare denuncia al commissariato.-

- Proprio no! Mi trovo bene, qui. Solo voi mi avete riconosciuto. D'altronde la dignità mi disturba. E poi penso che qualche cattivo poeta la raccatterà e se la metterà in testa spudoratamente. Che piacere far felice qualcuno!
Soprattutto qualcuno la cui felicità mi farà ridere! Pensate a X, o a Z! Ah, sarà davvero divertente!» 

 Les Excrements du bien è quello che siete! 

                                                                                              (Grazie a B. Bertinotti)