lunedì 11 giugno 2012

Ego

"...l'invadenza, la pervasività, del nostro (piccolo) ego è smisurata, gigantesca (mostruosa?). Diceva C.E. Gadda che l'io è il più lurido dei pronomi. Prenderne atto (...) è il primo passo necessario per guadagnare un po' di autenticità, e dico un po', soltanto un po', perchè nessuno può ascrivere ai propri atti e  pensieri il sigillo di una autenticità piena. Ci sfuggono davvero i motivi più profondi dell'agire. Siamo noi stessi in primis a sfuggire a/da noi stessi. A volte ho addirittura l'impressione che convenga starci debitamente alla larga (è una tentazione, non sempre immotivata, che viene e poi dispare doverosamente, perchè è importante - eccome se è importante - conoscere la nostra infima misura). Tu parli di coni d'ombra che ci impediscono di conoscerci a fondo. Siamo fatti così, siam tutti difettosi, e meno male: sai quanto dev'essere difficile manutenere un'immagine di sè immacolata, senza macchia? Eppure, da qualche tempo, mi sono convinto di una cosa: quell'autenticità che cerchiamo spesse volte inutilmente e con affanno, talvolta ci sorprende, ci visita, viene a farci visita. Il più delle volte inaspettatamente, quando non l'avevamo messo in conto. Sono i momenti di grazia nei quali in noi - attraverso di noi - si riverbera una luce più chiara e amabile del solito, che ha come effetto quello di sorprendere. Capita spesso - ed è la prova della sua 'autenticità' - che non ce ne accorgiamo. In quel momento siamo senza saperlo, senza avvertirlo. Siam portatori sani di qualcosa che ci supera. Disporci ad essere strumenti, questo è il segreto."                                                                                                                                                            

                                                                                                                   B. Bertinotti

venerdì 8 giugno 2012

Dialogo

"Tutto prima o poi si esaurisce. Qualsiasi cosa! Ne abbiamo una certezza assoluta: la morte. Sì, è l'atto più estremo, forse, ma è qualcosa che naturalmente deve accadere. E consideriamo il fatto che non sia l'unica possibilità; ce ne sono altre mille che portano ad estinguere un rapporto, una relazione, una vita. E allora se siamo così fortemente di passaggio, se è così poco e fragile ciò che ci lega, perché dobbiamo sottostare a regole convenzionali, a norme regolatrici rapporti che non ci piacciono, che non troviamo spontanei e veri? Io mi rifiuto! Non voglio più essere schiavo della "buona e giusta relazione". Non è ciò che mi interessa. Soprattutto perché ho la certezza che prima o poi tutto si spegnerà. La cosa che più mi terrificava, prima di tutto questo, era la paura di restare solo; ero paralizzato dall'idea che tutte le persone intorno a me decidessero, un giorno, che non ero all'altezza, che non compensavo i loro vuoti e che quindi se ne sarebbero andati, lasciandomi buttato lì, solo, senza più nessun appiglio. Oggi non è così, non mi spaventa più, non mi tormenta più questa angoscia. Sento di potercela fare anche nel momento in cui queste persone decidano di prendere strade diverse dalla mia; quindi non seguirò più obblighi socialmente condivisi che non capisco e non sento miei. I miei rapporti con gli altri non saranno più convenzionali." 

"...tu non hai paura di restare solo, hai paura del vuoto. Hai tanto vuoto dentro di te, è la sensazione più forte, la ferita viva e aperta, ancora sanguinante, che ti blocca, ti preoccupa, ti paralizza. Non è la morte, la fine, che ti riempie la mente e ti infastidisce i pensieri; tutto questo è accettabile per te, ora...quello che davvero non puoi controllare, che davvero ti segue di nascosto, ti perseguita, ti avvolge completamente è la paura di quel vuoto che senti così nitidamente dentro di te. Per questo hai bisogno degli altri, per colmare questo vuoto, come hai detto tu stesso. Siamo animali sociali, da sempre, non è possibile essere felici senza la condivisione, l'attenzione degli altri, la comunità."


"Ma io non sono certo di credere nella felicità, non sono certo che quello che davvero sto cercando sia la felicità. Ora sto bene, sono in una situazione di stallo, sollevato da terra."


"È benessere quello che tu provi, e il benessere scivola via, non resta per sempre. Il benessere è qualcosa che prima o poi finirà e non ti lascerà nulla. Hai bisogno di qualcosa di più che semplice ed effimero benessere.Sì, si vede che sei sollevato da terra, è come se fossi in apnea, come se non stessi vivendo!" 


"...e chi ha detto che questo sia necessariamente sbagliato?" 



(Giacomo Sonaglia)