giovedì 11 luglio 2013

Inguaribile illusione scintillante

Qualche giorno fa ho iniziato un discorso con C., riguardo la menzogna gratuita, non so se hai presente: sei talmente abituato a vivere in un mondo parallelo, pieno delle stronzate che dici per farti amare di più o attirare l'attenzione degli altri, che non ti rendi neppure conto di spalancare la bocca solo per far uscire ventate e ventate di balle, costruite da tempo o improvvisate sul momento.
Non sono un amante delle menzogne, ma devo dire che ne ho usufruito spesso, in un particolare periodo della mia vita. Non credo ci sia modo di far intendere che alcune verità non dette o alcune omissioni o travisazioni possano essere in qualche maniera giustificabili, ma, se non altro, avevano una base, una motivazione: "Oggi non posso uscire perché ho avuto la dissenteria", ok, è pur sempre una balla per nascondere il fatto che non hai alcuna voglia di mettere piede fuori casa o di vedere quella tal persona, ma per lo meno l'hai detto perché ti serviva un altro sistema per spiegare ciò che, in questa stupida società dove i rapporti sono falsati e vincolati da convenzioni, avrebbe potuto ferire l'altro. 
Non è più quel periodo della mia vita, per precisare. 
Supponiamo invece che in un piccolo gruppo di amici si stia parlando di mucche da latte, nella maniera più generica e superficiale possibile, e all'improvviso qualcuno dica "ah, mucche da latte, mia nonna ne possedeva sette e con il latte delle sue mucche riusciva a fare un intruglio in grado di guarire la coprolalìa ". Ora, nessuno può avere la garanzia che quella sia una frottola, eppure dentro di sé, ognuno ne è convinto e consapevole. 
A quel punto la domanda sorge spontanea: perché? Perché diamine quella persona ha dovuto necessariamente inventarsi, in quel preciso istante, una cosa talmente assurda da non poter essere al cento per cento smentita? Qual'è la pulsione, la spinta che muove questo meccanismo?
Nella mia poca esperienza ho conosciuto almeno tre persone caratterizzate da questa tendenza quasi istintiva, e debbo dire che ho potuto notare "motivazioni" differenti: due di loro avevano l'abitudine di gonfiare ed aggravare o inventare dallo zero situazioni che li mettessero in una posizione di difficoltà, di emarginazione, insomma al punto di spingere chi avevano vicino a correre in loro soccorso o, il più delle volte, a compatirli (si potrebbe dire una sorta di sindrome da vittimismo); l'altra persona, invece, tendeva ad ingigantire questioni e situazioni che la facessero spiccare come il meglio, come chi sapeva più di tutti o aveva l'esperienza migliore, la vita più vissuta, e via così. Nonostante sembri semplice e palese che queste mie conoscenze avessero in fondo il medesimo interesse di attirare l'attenzione e farla ricadere completamente su di loro, in realtà, a mio avviso, il passaggio non è così scontato; se questa situazione capitasse saltuariamente, in maniera sporadica e in concomitanza a situazioni che possano, in qualche modo, portare gli interessati a sentirsi esclusi o bisognosi di attenzione, potrei capire, ma (sempre facendo riferimento alla mia esperienza) se questo meccanismo scattasse costantemente, in qualsiasi circostanza e senza apparente motivo, credo qui si parli di qualcosa di più complesso.
Bene, la complessità di questa situazione è aggravata dalla difficoltà che, chi subisce questo comportamento, può trovare nel tentare di esporlo, portarlo evidentemente all'attenzione degli interessati. Di solito, come già anticipato, si parla di qualcosa che è difficilmente smentibile, inoltre c'è da aggiungere la componente emotiva o affettiva caratterizzata dal legame esistente tra il gruppo e le persone interessate. Ovviamente si possono avere reazioni molto diverse: c'è chi ne è divertito, chi incuriosito, o addirittura imbestialito, ma prima o poi, col passare del tempo, è inevitabile si arrivi, tutti, alla fase del rifiuto. C. mi faceva notare, infatti, come il costante rigurgito incontrollato di false asserzioni irriti profondamente chi ne è sottoposto. Ne si fa una questione personale, un affronto duro da digerire e si cerca, portando esempi, esperienze o leggi, di far crollare quel castello costruito, di sbugiardare il bugiardo. Cosa molto complessa data la spiccata capacità, degli interessati, di giocare con le parole, comporle nel modo migliore per girare e rigirare la frittata, in modo tale da uscirne indenni, o al massimo solo di poco scalfiti. Questa rabbia furibonda che scoppia, montando per molto tempo in sordina, la si deve, probabilmente, al fatto che ci si sente in un certo senso traditi: oltre alla lampante presa per il culo, vengono meno quelle certezze di legame che si credevano forti e radicate; insomma si è beffati, e già credo la cosa piaccia a pochi, per di più da chi ritenevamo nostro alleato. 
Così, si arriva necessariamente ad una rottura, graduale, difficilmente esplosiva, ma profonda. Si tende a dubitare di ogni parola, a non prendere seriamente nessun discorso e il rapporto in questo modo si deteriora lentamente. Difficilmente una delle due parti farà qualcosa per cercare di recuperare, si lascerà tutto scivolare piano.
A questo punto, credo l'unica spiegazione plausibile sia una sorta di mancanza intima che queste persone hanno o sentono, di quelle che va ben oltre il normale senso di vuoto. Probabilmente questo mondo inventato e fantastico in cui vivono è troppo accogliente per poterlo abbandonare, per potersi trasferire in una realtà che, sì, li farebbe incontrare con le persone vicine, ma che li trascinerebbe in uno stato di grigiore perpetuo che li spaventa e li affonda: non avrebbero modo di spiccare, di salire a galla (o forse è solo quello che la loro mente vuol far credere). Probabilmente è migliore un'illusione colorata e ben costruita (anche se a volte ha falle o se si rischia di precipitare da un momento all'altro), piuttosto che una realtà grigia e prevedibile.
Il discorso, ovviamente, è molto più complesso di così. Sarebbe necessario prendere in considerazione un numero indefinito di punti, di caratteristiche, di storie ma alla fine il risultato è sempre lo stesso: il "sovramondo" (in qualsiasi modo esso sia costruito, se da menzogne, isolamento o chissà cos'altro) è più comodo della realtà e si è disposti a sacrificare rapporti, amicizie, legami pur di sentirsi bene, incastrati alla perfezione, pur di trovare il proprio posto, benché questo, a volte, sia solo pura immaginazione.