"Quando la banalità cade a ricoprire ogni parola, sai che alzare lo sguardo per cercare un appiglio è come fissare il vuoto e sperare che quel niente non finisca mai.
Nuoteresti ore e ore nell'instabilità di un nulla che sa di ricordi, ma la paura che tutto possa finire irrigidisce la tua mente e sai solo abbandonare ogni speranza"
sabato 10 novembre 2007
giovedì 8 novembre 2007
Finalmente capisco tutto ciò che c'è da capire
Finalmente capisco tutto ciò che c'è da capire.
Finalmente aprendo gli occhi non ho paura di vedere il buio, perchè anche se è questo l'unico soggetto da ammirare, non è da scoprire, non più. Ora ho la chiave; anche se è impossibile conoscere ogni cosa, io SO di non avere più ostacoli davanti, so che non esistono più segreti.
Conosco il modo di sconfiggere questo buio, ce l'ho in pugno; eppure
venerdì 21 settembre 2007
My december
"Questo è il mio dicembre
questo è il mio periodo dell'anno
Questo è il mio dicembre
Tutto questo è così chiaro
questo è il mio periodo dell'anno
Questo è il mio dicembre
Tutto questo è così chiaro
Questo è il mio dicembre
Questa è la mia casa coperta di neve
Questo è il mio dicembre
questo sono io, da solo
Ed io
desidero solo non pensare
come se ci fosse qualcosa che ho omesso
Ed io
ritiro le cose che ho detto
per farti sentire così
Ed io
desidero solo non sentire
come se ci fosse qualcosa che ho omesso
Ed io
ritiro le cose che ti ho detto
ritiro le cose che ti ho detto
Ed io darei via tutto
solamente per avere un posto dove andare
Darei via tutto
per avere qualcuno da cui tornare a casa
Questo è il mio dicembre
Questi sono i miei sogni ricoperti di neve
Questo sono io che fingo
Questo è tutto quello di cui ho bisogno Ed io darei via tutto
solamente per avere un posto dove andare
Darei via tutto
per avere qualcuno da cui tornare a casa"
giovedì 20 settembre 2007
I delitti della Rue Morgue
"Le facoltà mentali che definiamo analitiche, sono, di per sé, poco suscettibili di analisi. Le apprezziamo unicamente nei loro effetti. Sappiamo fra l'altro che, per chi le possiede in misura straordinaria, costituiscono sempre una fonte di vivissimo godimento. Come l'uomo forte esulta delle sue doti fisiche, dilettandosi di quegli esercizi che chiamano in causa i suoi muscoli, così l'analista si compiace di quell'attività mentale che DISTRICA. Egli trae piacere da qualsiasi occupazione, anche la più banale, purché metta in azione il suo talento. E' appassionato di enigmi, di rebus, di geroglifici, nel risolvere i quali da prova di ACUMEN che può apparire soprannaturale a un'intelligenza comune. I risultati che egli consegue applicando l'essenza, l'anima stessa del metodo, hanno in realtà tutta l'aria dell'intuizione.
La facoltà di risoluzione è forse molto rinforzata dallo studio della matematica, e in particolar modo dal ramo più nobile di essa che, ingiustamente, e solo a causa del processo a ritroso delle sue operazioni, è stata definita ANALISI, come se lo fosse PER ECCELLENZA. Eppure calcolare non è di per sé analizzare. Un giocatore di scacchi, per esempio, esegue il primo procedimento senza ricorrere al secondo. Ne segue un'interpretazione completamente errata degli effetti che il gioco degli scacchi ha sulla struttura mentale dell'individuo. Non intendo qui scrivere un trattato, ma semplicemente introdurre, con delle osservazioni, fatte molto a casaccio, un racconto un po' strano; colgo quindi l'occasione per sostenere che le facoltà più elevate dell'intelligenza riflessiva sono messe alla prova più a fondo e con maggiore utilità dal gioco più modesto della dama piuttosto che dall'elaborata frivolezza degli scacchi. In quest'ultimo gioco, dove i pezzi si muovono con mosse diverse e BIZZARRE, secondo dei valori vari e variabili, ciò che è soltanto complesso viene scambiato (errore piuttosto comune) per ciò che è profondo.
Si richiede qui la massima capacità d'attenzione. Distrarsi per un attimo significa commettere una svista da cui deriverà un danno o una sconfitta. Poiché le mosse possibili non sono soltanto molteplici, ma anche complesse, le occasioni per simili sviste si moltiplicano, e nove volte su dieci vince la partita non il giocatore più acuto, ma quello che sa maggiormente concentrarsi.
Nel gioco della dama, invece, dove il movimento è UNICO e consente poche variazioni, le probabilità di distrazioni sono minori, e dal momento che la semplice attenzione viene impegnata solo relativamente, i risultati ottenuti da entrambi gli avversari sono attribuibili soltanto a una maggiore dose di ACUMEN. Per toglierci dall'astratto: immaginiamo una partita a dama dove i pezzi siano ridotti a solo quattro dame, e dove naturalmente non ci sia da aspettarsi alcuna svista. E' chiaro che qui la vittoria sarà decisa (dal momento che i giocatori si trovano su un piano di parità) da una mossa ' recherchée ', risultato di un eccezionale sforzo mentale. Non potendo valersi dei consueti stratagemmi, l'analista s'insinua nello spirito dell'avversario, si identifica con esso, e non di rado vede così, a colpo d'occhio, l'unica mossa (a volte assurdamente semplice) mediante la quale può indurlo a commettere un errore o affrettare un calcolo sbagliato.
Da molto tempo si è notata l'influenza che lo ' whist ' esercita su ciò che viene definita capacità di calcolo; e si sa che uomini dotati di eccezionale intelligenza, mentre disdegnavano come frivoli gli scacchi, ricavano da questo gioco un piacere apparentemente inspiegabile. Senza dubbio non c'è nulla del genere che riesca ad impegnare altrettanto profondamente la facoltà dell'analisi. Il miglior giocatore di scacchi della cristianità non sarà nulla di più del miglior giocatore di scacchi; ma il grado di eccellenza nello whist implica una probabilità di successo in tutte quelle imprese tanto più importanti in cui una mente umana si trova a fronteggiarne un'altra. Per grado di eccellenza intendo quella perfezione che presuppone la conoscenza di TUTTI gli espedienti del gioco da cui si possono trarre vantaggi legittimi. Questi non sono soltanto molteplici, ma multiformi, e si celano sovente in abissi di pensiero del tutto impenetrabili all'intelligenza ordinaria. Osservare con attenzione significa ricordare distintamente; e sotto questo aspetto il giocatore di scacchi riuscirà molto bene nello whist perché sa concentrarsi; d'altra parte le regole di Hoyle (basate sul puro e semplice meccanismo del gioco) sono in genere sufficientemente chiare a tutti. Così, avere una memoria incisiva e attenersi al regolamento di gioco sono due requisiti che sembrano definire il buon giocatore per eccellenza. Ma è oltre i limiti delle regole che l'abilità dell'analista si manifesta. In silenzio egli fa tutte le sue osservazioni e deduzioni; altrettanto forse fanno i suoi avversari; ma la differenza nella portata delle indicazioni così ottenute non consiste tanto nella validità della deduzione quanto nella qualità dell'osservazione. Quel che è necessario sapere è che cosa si deve osservare. Il nostro giocatore non si pone limiti, né, per il fatto che il gioco è l'oggetto primo della sua concentrazione, egli manca di trarre deduzioni da fattori estranei alla partita. Scruta l'espressione del suo compagno, confrontandola attentamente con quella di tutti i suoi avversari.
Osserva il modo in cui ciascuno ordina le proprie carte, contando sovente un atout dopo l'altro e un punto dopo l'altro dalle occhiate che via via vi lanciano quelli che ne sono in possesso.
Nel corso del gioco non si lascia sfuggire le minime alterazioni dei volti, traendo le sue prime considerazioni in base al loro atteggiarsi ad espressioni di sicurezza, di sorpresa, di trionfo o di dispetto. Dal modo di raccogliere un'alzata giudica se la persona che la prende ha o no la possibilità di combinarne un'altra. Riconosce la carta che viene giocata per ingannare dal modo con cui essa viene gettata sul tavolo. Una parola buttata là per caso o pronunciata inavvertitamente; una carta caduta o scoperta accidentalmente che venga quindi nascosta con nervosismo o con indifferenza; il conteggio delle alzate, l'ordine in cui si succedono; imbarazzo, esitazione, prontezza o ansia - tutto serve alla sua percezione apparentemente intuitiva per trarre indicazioni sullo stato effettivo delle cose. Dopo che sono state giocate le prime due o tre mani, egli conosce alla perfezione le carte di cui ciascuno dispone, e da quel momento può buttar giù le sue seguendo un piano così preciso come se il resto della compagnia giocasse a carte scoperte. Il potere di analisi non dovrebbe essere confuso con la semplice ingegnosità; poiché mentre l'analista è necessariamente ingegnoso, l'uomo ingegnoso è sovente notevolmente incapace di analisi. La capacità di ricostruzione o di combinazione, attraverso cui si manifesta comunemente la ingegnosità, e alla quale i frenologi hanno assegnato (a torto, direi) un organo separato, considerandola una facoltà primordiale, è stata riscontrata tante volte in persone il cui livello intellettivo sfiorava - per il resto - l'idiozia, da attirare l'attenzione di tutti gli scrittori di psicologia. Tra le ingegnosità e l'abilità analitica esiste in effetti una differenza ancor più notevole di quella che corre fra la fantasia e l'immaginazione, benché di un genere strettamente analogo. Si constaterà difatti che l'uomo ingegnoso è sempre pieno di fantasia, mentre l'uomo veramente ricco di immaginazione non è mai altro che analitico."
E. A. Poe
lunedì 17 settembre 2007
Il cuore rivelatore
venerdì 14 settembre 2007
La maschera della morte rossa
"....Questa volta pero' alla pendola stavano
scoccando dodici colpi, e cosi' fu forse che piu' pensiero, con piu' tempo,
pote' insinuarsi nelle menti dei piu' riflessivi fra la turba dei baldorianti.
E questo fu forse anche il motivo per il quale prima che gli ultimi echi
dell'ultimo rintocco si perdettero e si smorzassero nel silenzio, piu' d'uno
tra la folla ebbe modo di avvertire la presenza di una figura mascherata che
sino a quel momento non aveva attratta l'attenzione di alcuno. Ed essendosi
rapidamente diffusa all'intorno in un sussurro la voce di questa nuova
presenza, si levo' alfine da tutta la compagnia un fremito, un mormorio,
dapprima di disapprovazione e di sorpresa... e infine di spavento, di orrore,
di disgusto.
In un'accolta di fantasmi quale io ho descritta e' facile immaginare che
un'apparizione normale non avrebbe certamente suscitato tanto scompiglio. In
realta' la licenza sfrenata di quella notte non aveva quasi limiti, ma la
figura in questione avrebbe superato in crudelta' fantastica lo stesso Erode, e
aveva persino oltrepassato i confini pure immensi della stravaganza del
principe. Anche i cuori degli esseri piu' sfrenati hanno corde che non possono
essere toccate senza che vibrino di emozione. Anche per gli esseri piu'
perduti, per i quali la vita e la morte sono ugualmente motivo di beffa,
esistono cose di cui non e' possibile beffarsi. Tutti gli astanti insomma
sentivano ormai acutamente che nel costume e nel portamento dello straniero non
vi erano ne' spirito ne' decenza. La figura era alta e scarna, e avvolta da
capo a piedi nei vestimenti della tomba. La maschera che ne nascondeva il viso
era talmente simile all'aspetto di un cadavere irrigidito che anche l'occhio
piu' attento avrebbe stentato a scoprire l'inganno. Eppure tutto cio' avrebbe
potuto essere sopportato, se non approvato, dai gaudenti forsennati che si
aggiravano per quelle sale: ma il travestimento aveva spinto tant'oltre la
sfrontatezza da assumere le sembianze della "morte rossa". Le sue vesti erano
intrise di SANGUE, e la sua vasta fronte e tutti i lineamenti della sua faccia
erano spruzzati dell'orrore scarlatto.
Allorche' gli occhi del principe Prospero caddero su questa spettrale immagine
(che con movimenti tardi e solenni, come per meglio sostenere il proprio ruolo,
si aggirava tra i danzatori) lo si vide contorcersi, a un primo momento, in un
lungo brivido forse di terrore, forse di disgusto; ma subito dopo la sua fronte
si invermiglio' di collera.
- Chi osa? - domando' con voce rauca ai cortigiani che lo attorniavano, - chi
osa insultarci con questa irrisione sacrilega? Prendetelo e smascheratelo,
affinche' possiamo sapere chi impiccheremo all'alba ai merli del nostro
castello!
Quando proferi' queste parole il principe Prospero si trovava nella stanza
turchina, ovvero la stanza orientale. Esse rimbombarono alte e chiare per tutte
le sette stanze, poiche' il principe era un uomo vigoroso e forte, e a un cenno
dela sua mano la musica si era taciuta.
Nella stanza turchina stava il principe, attorniato da un gruppo di cortigiani
pallidi. A tutta prima, non appena egli ebbe parlato, questo gruppo ebbe un
lieve moto irrompente in direzione dell'intruso, il quale in quell'attimo si
trovava pure vicino e ora con passo solenne e deciso si approssimava ancor piu'
al principe. Ma per un misterioso innominato terrore che l'aspetto pauroso
della maschera aveva ispirato a tutti i presenti, nessuno oso' stendere una
mano per afferrarla, cosicche' lo sconosciuto pote' passare a un metro di
distanza dalla persona del principe senza che alcuno lo trattenesse, e mentre
la folla, come colta da un unico subitaneo impulso, si ritraeva dal centro
delle stanze verso le pareti, egli prosegui' indisturbato nel proprio cammino,
ma sempre con quel passo maestoso e misurato che lo aveva distinto sin dal
primo momento, attraverso la stanza turchina a quella purpurea, dalla stanza
purpurea alla verde, dalla stanza verde alla stanza arancione, e poi alla
bianca, e da questa si spinse persino nella stanza violetta, prima che venisse
fatto un movimento risoluto per fermarlo. Fu allora pero' che il principe
Prospero, accecato di collera e vergognoso per la propria momentanea codardia,
si butto' precipitosamente attraverso le sei stanze, non seguito da alcuno,
causa il terrore mortale che aveva raggelato tutti quanti i presenti. Impugnava
alta sul capo una spada sguainata, e si era avvicinato, rapido, impetuoso, a
pochissimi passi dalla figura, retrocedente, quando questa, giunta
all'estremita' della stanza di velluto, si volse bruscamente e affronto' il
proprio inseguitore. Si intese un grido lacerante, e la spada si abbatte' in
uno sfavillio sul nero del tappeto, sopra il quale, un attimo dopo, cadde
prostrato nella morte il principe Prospero. Allora, raccogliendo in se' il
folle coraggio della disperazione, un gruppo di baldorianti si precipito' nella
stanza nera e afferro' il travestito, la cui alta figura stava eretta e
immobile entro l'ombra della pendola d'ebano, ma un gemito di indicibile orrore
usci' dai loro petti quando essi si accorsero che le vesti funerarie e la
maschera cadaverica che avevano strette con tanta violenta rudezza non
contenevano alcuna forma tangibile.
E allora tutti compresero e riconobbero la presenza della "morte rossa" giunta
come un ladro nella notte, e a uno a uno i gaudenti giacquero nelle sale
irrorate di sangue delle loro gozzoviglie, e ciascuno mori' nell'atteggiamento
disperato in cui era caduto. E la vita della pendola d'ebano si estinse con
quella dell'ultimo dei baldorianti. E le fiamme dei tripodi si spensero. E
l'Oscurita', la Decomposizione e la Morte rossa regnarono indisturbate su
tutto."
E. A. Poe
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