Qualche
giorno fa ho iniziato un discorso con C., riguardo la menzogna
gratuita, non so se hai presente: sei talmente abituato a vivere in
un mondo parallelo, pieno delle stronzate che dici per farti amare di
più o attirare l'attenzione degli altri, che non ti rendi neppure
conto di spalancare la bocca solo per far uscire ventate e ventate di
balle, costruite da tempo o improvvisate sul momento.
Non
sono un amante delle menzogne, ma devo dire che ne ho usufruito
spesso, in un particolare periodo della mia vita. Non credo ci sia
modo di far intendere che alcune verità non dette o alcune omissioni
o travisazioni possano essere in qualche maniera giustificabili, ma,
se non altro, avevano una base, una motivazione: "Oggi non posso
uscire perché ho avuto la dissenteria", ok, è pur sempre una
balla per nascondere il fatto che non hai alcuna voglia di mettere
piede fuori casa o di vedere quella tal persona, ma per lo meno l'hai
detto perché ti serviva un altro sistema per spiegare ciò che, in
questa stupida società dove i rapporti sono falsati e vincolati da
convenzioni, avrebbe potuto ferire l'altro.
Non è più
quel periodo della mia vita, per precisare.
Supponiamo
invece che in un piccolo gruppo di amici si stia parlando di mucche
da latte, nella maniera più generica e superficiale possibile, e
all'improvviso qualcuno dica "ah, mucche da latte, mia nonna ne
possedeva sette e con il latte delle sue mucche riusciva a fare un
intruglio in grado di guarire la coprolalìa ". Ora, nessuno può
avere la garanzia che quella sia una frottola, eppure dentro di sé,
ognuno ne è convinto e consapevole.
A quel punto
la domanda sorge spontanea: perché? Perché diamine quella persona
ha dovuto necessariamente inventarsi, in quel preciso istante, una
cosa talmente assurda da non poter essere al cento per cento
smentita? Qual'è la pulsione, la spinta che muove questo meccanismo?
Nella mia
poca esperienza ho conosciuto almeno tre persone caratterizzate da
questa tendenza quasi istintiva, e debbo dire che ho potuto notare
"motivazioni" differenti: due di loro avevano l'abitudine
di gonfiare ed aggravare o inventare dallo zero situazioni che li
mettessero in una posizione di difficoltà, di emarginazione, insomma
al punto di spingere chi avevano vicino a correre in loro soccorso o,
il più delle volte, a compatirli (si potrebbe dire una sorta di
sindrome da vittimismo); l'altra persona, invece, tendeva ad
ingigantire questioni e situazioni che la facessero spiccare come il
meglio, come chi sapeva più di tutti o aveva l'esperienza migliore,
la vita più vissuta, e via così. Nonostante sembri semplice e
palese che queste mie conoscenze avessero in fondo il medesimo
interesse di attirare l'attenzione e farla ricadere completamente su
di loro, in realtà, a mio avviso, il passaggio non è così
scontato; se questa situazione capitasse saltuariamente, in maniera
sporadica e in concomitanza a situazioni che possano, in qualche
modo, portare gli interessati a sentirsi esclusi o bisognosi di
attenzione, potrei capire, ma (sempre facendo riferimento alla mia
esperienza) se questo meccanismo scattasse costantemente, in
qualsiasi circostanza e senza apparente motivo, credo qui si parli di
qualcosa di più complesso.
Bene, la
complessità di questa situazione è aggravata dalla difficoltà che,
chi subisce questo comportamento, può trovare nel tentare di
esporlo, portarlo evidentemente all'attenzione degli interessati. Di
solito, come già anticipato, si parla di qualcosa che è
difficilmente smentibile, inoltre c'è da aggiungere la componente
emotiva o affettiva caratterizzata dal legame esistente tra il gruppo
e le persone interessate. Ovviamente si possono avere reazioni molto
diverse: c'è chi ne è divertito, chi incuriosito, o addirittura
imbestialito, ma prima o poi, col passare del tempo, è inevitabile
si arrivi, tutti, alla fase del rifiuto. C. mi faceva notare,
infatti, come il costante rigurgito incontrollato di false asserzioni
irriti profondamente chi ne è sottoposto. Ne si fa una questione
personale, un affronto duro da digerire e si cerca, portando esempi,
esperienze o leggi, di far crollare quel castello costruito, di
sbugiardare il bugiardo. Cosa molto complessa data la spiccata
capacità, degli interessati, di giocare con le parole, comporle nel
modo migliore per girare e rigirare la frittata, in modo tale da
uscirne indenni, o al massimo solo di poco scalfiti. Questa rabbia
furibonda che scoppia, montando per molto tempo in sordina, la si
deve, probabilmente, al fatto che ci si sente in un certo senso
traditi: oltre alla lampante presa per il culo, vengono meno quelle
certezze di legame che si credevano forti e radicate; insomma si è
beffati, e già credo la cosa piaccia a pochi, per di più da chi
ritenevamo nostro alleato.
Così, si
arriva necessariamente ad una rottura, graduale, difficilmente
esplosiva, ma profonda. Si tende a dubitare di ogni parola, a non
prendere seriamente nessun discorso e il rapporto in questo modo si
deteriora lentamente. Difficilmente una delle due parti farà
qualcosa per cercare di recuperare, si lascerà tutto scivolare
piano.
A questo punto, credo l'unica spiegazione plausibile sia
una sorta di mancanza intima che queste persone hanno o sentono, di
quelle che va ben oltre il normale senso di vuoto. Probabilmente
questo mondo inventato e fantastico in cui vivono è troppo
accogliente per poterlo abbandonare, per potersi trasferire in una
realtà che, sì, li farebbe incontrare con le persone vicine, ma che
li trascinerebbe in uno stato di grigiore perpetuo che li spaventa e
li affonda: non avrebbero modo di spiccare, di salire a galla (o
forse è solo quello che la loro mente vuol far credere).
Probabilmente è migliore un'illusione colorata e ben costruita
(anche se a volte ha falle o se si rischia di precipitare da un
momento all'altro), piuttosto che una realtà grigia e prevedibile.
Il discorso, ovviamente, è molto più complesso di così.
Sarebbe necessario prendere in considerazione un numero indefinito di
punti, di caratteristiche, di storie ma alla fine il risultato è
sempre lo stesso: il "sovramondo" (in qualsiasi modo esso
sia costruito, se da menzogne, isolamento o chissà cos'altro) è più
comodo della realtà e si è disposti a sacrificare rapporti,
amicizie, legami pur di sentirsi bene, incastrati alla perfezione,
pur di trovare il proprio posto, benché questo, a volte, sia solo
pura immaginazione.