venerdì 14 settembre 2007

La maschera della morte rossa



"....Questa volta pero' alla pendola stavano
scoccando dodici colpi, e cosi' fu forse che piu' pensiero, con piu' tempo,
pote' insinuarsi nelle menti dei piu' riflessivi fra la turba dei baldorianti.
E questo fu forse anche il motivo per il quale prima che gli ultimi echi
dell'ultimo rintocco si perdettero e si smorzassero nel silenzio, piu' d'uno
tra la folla ebbe modo di avvertire la presenza di una figura mascherata che
sino a quel momento non aveva attratta l'attenzione di alcuno. Ed essendosi
rapidamente diffusa all'intorno in un sussurro la voce di questa nuova
presenza, si levo' alfine da tutta la compagnia un fremito, un mormorio,
dapprima di disapprovazione e di sorpresa... e infine di spavento, di orrore,
di disgusto.

In un'accolta di fantasmi quale io ho descritta e' facile immaginare che
un'apparizione normale non avrebbe certamente suscitato tanto scompiglio. In
realta' la licenza sfrenata di quella notte non aveva quasi limiti, ma la
figura in questione avrebbe superato in crudelta' fantastica lo stesso Erode, e
aveva persino oltrepassato i confini pure immensi della stravaganza del
principe. Anche i cuori degli esseri piu' sfrenati hanno corde che non possono
essere toccate senza che vibrino di emozione. Anche per gli esseri piu'
perduti, per i quali la vita e la morte sono ugualmente motivo di beffa,
esistono cose di cui non e' possibile beffarsi. Tutti gli astanti insomma
sentivano ormai acutamente che nel costume e nel portamento dello straniero non
vi erano ne' spirito ne' decenza. La figura era alta e scarna, e avvolta da
capo a piedi nei vestimenti della tomba. La maschera che ne nascondeva il viso
era talmente simile all'aspetto di un cadavere irrigidito che anche l'occhio
piu' attento avrebbe stentato a scoprire l'inganno. Eppure tutto cio' avrebbe
potuto essere sopportato, se non approvato, dai gaudenti forsennati che si
aggiravano per quelle sale: ma il travestimento aveva spinto tant'oltre la
sfrontatezza da assumere le sembianze della "morte rossa". Le sue vesti erano
intrise di SANGUE, e la sua vasta fronte e tutti i lineamenti della sua faccia
erano spruzzati dell'orrore scarlatto.

Allorche' gli occhi del principe Prospero caddero su questa spettrale immagine
(che con movimenti tardi e solenni, come per meglio sostenere il proprio ruolo,
si aggirava tra i danzatori) lo si vide contorcersi, a un primo momento, in un
lungo brivido forse di terrore, forse di disgusto; ma subito dopo la sua fronte
si invermiglio' di collera.
- Chi osa? - domando' con voce rauca ai cortigiani che lo attorniavano, - chi
osa insultarci con questa irrisione sacrilega? Prendetelo e smascheratelo,
affinche' possiamo sapere chi impiccheremo all'alba ai merli del nostro
castello!

Quando proferi' queste parole il principe Prospero si trovava nella stanza
turchina, ovvero la stanza orientale. Esse rimbombarono alte e chiare per tutte
le sette stanze, poiche' il principe era un uomo vigoroso e forte, e a un cenno
dela sua mano la musica si era taciuta.

Nella stanza turchina stava il principe, attorniato da un gruppo di cortigiani
pallidi. A tutta prima, non appena egli ebbe parlato, questo gruppo ebbe un
lieve moto irrompente in direzione dell'intruso, il quale in quell'attimo si
trovava pure vicino e ora con passo solenne e deciso si approssimava ancor piu'
al principe. Ma per un misterioso innominato terrore che l'aspetto pauroso
della maschera aveva ispirato a tutti i presenti, nessuno oso' stendere una
mano per afferrarla, cosicche' lo sconosciuto pote' passare a un metro di
distanza dalla persona del principe senza che alcuno lo trattenesse, e mentre
la folla, come colta da un unico subitaneo impulso, si ritraeva dal centro
delle stanze verso le pareti, egli prosegui' indisturbato nel proprio cammino,
ma sempre con quel passo maestoso e misurato che lo aveva distinto sin dal
primo momento, attraverso la stanza turchina a quella purpurea, dalla stanza
purpurea alla verde, dalla stanza verde alla stanza arancione, e poi alla
bianca, e da questa si spinse persino nella stanza violetta, prima che venisse
fatto un movimento risoluto per fermarlo. Fu allora pero' che il principe
Prospero, accecato di collera e vergognoso per la propria momentanea codardia,
si butto' precipitosamente attraverso le sei stanze, non seguito da alcuno,
causa il terrore mortale che aveva raggelato tutti quanti i presenti. Impugnava
alta sul capo una spada sguainata, e si era avvicinato, rapido, impetuoso, a
pochissimi passi dalla figura, retrocedente, quando questa, giunta
all'estremita' della stanza di velluto, si volse bruscamente e affronto' il
proprio inseguitore. Si intese un grido lacerante, e la spada si abbatte' in
uno sfavillio sul nero del tappeto, sopra il quale, un attimo dopo, cadde
prostrato nella morte il principe Prospero. Allora, raccogliendo in se' il
folle coraggio della disperazione, un gruppo di baldorianti si precipito' nella
stanza nera e afferro' il travestito, la cui alta figura stava eretta e
immobile entro l'ombra della pendola d'ebano, ma un gemito di indicibile orrore
usci' dai loro petti quando essi si accorsero che le vesti funerarie e la
maschera cadaverica che avevano strette con tanta violenta rudezza non
contenevano alcuna forma tangibile.

E allora tutti compresero e riconobbero la presenza della "morte rossa" giunta
come un ladro nella notte, e a uno a uno i gaudenti giacquero nelle sale
irrorate di sangue delle loro gozzoviglie, e ciascuno mori' nell'atteggiamento
disperato in cui era caduto. E la vita della pendola d'ebano si estinse con
quella dell'ultimo dei baldorianti. E le fiamme dei tripodi si spensero. E
l'Oscurita', la Decomposizione e la Morte rossa regnarono indisturbate su
tutto." 
                                                                                        E. A. Poe 

Nessun commento:

Posta un commento